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Film bellissimo
Argomento: Onora il padre e la madre
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By:
Roberto
Posted:
06.07.2008 @ 11:50
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Film splendido.
Dopo la coppia Farrell/McGregor dell'ultimo film di Woody Allen, altri due fratelli in crisi finanziaria (ma non solo) decidono di risolvere i loro problemi dedicandosi al malaffare. Ovviamente, trattandosi di un noir, le cose andranno nel peggior modo possibile e tanti nodi verranno al pettine.
Ancora una volta, lo sfondo della vicenda è rappresentato dall'ambiente famigliare e, in particolare, dal difficile rapporto col padre, tema tanto caro al cinema americano e caratteristico di questa stagione in particolare.
Sapientemente costruito intorno al corpo magnifico e terrificante di Philip Seymour Hoffman, "Onora il padre e la madre" dimostra la mano ancora fermissima di un grande vecchio come Sidney Lumet. Se il cinema è l'arte
della scelta, della selezione, del fuori campo, un film come questo, *strutturato così* e *diretto così* è l'esaltazione del cinema. Non è solo la questione dei salti temporali, peraltro ben gestiti. No, è proprio una questione di regia. L'apparente semplicità delle inquadrature e dei movimenti di macchina denota una maestria quasi entusiasmante: è una semplicità da grande cinema. Colpisce, in particolare, il modo in cui è trattato l'ambiente e come i corpi/caratteri si rapportano ad esso. Ogni sequenza, ogni scena e ogni inquadratura tradiscono un "piano" consapevole e *dicono* qualcosa. Un esempio su tutti: la splendida scena del "confronto" fra Hoffman e la Tomei, quando lei, le valige pronte, sta per lasciarlo.
Tutta la scena, nell'appartamento, è in campo lungo perché é *fondamentale* che si noti l'ambiente. Un ambiente lucido, ordinato, pulito, a testimonianza di una vita altrettanto lineare, asettica, agiata... in un certo senso spaventosa. Ci sembra quasi di vederla, quella vita. Ora, all'interno di questo ambiente, in questa scena, in questo momento delle vite dei personaggi, i loro corpi, i loro caratteri, le rispettive insoddisfazioni/ossessioni/guai sembra fremere in modo incontrollabile, e la Verità esplode. Esplode in modo pacato e silenzioso, però trafigge. Lei è una quarantenne insoddisfatta, ancora clamorosamente attraente ma evidentemente sola e terrorizzata dal fluire del tempo. Lui è un cinico, disilluso e per certi versi viscido figlio di puttana, e ha i guai che sappiamo. In questa scena, la distanza fra i due personaggi è totale, incolmabile, irrimediabile. Non c'è un salotto, fra i due, ma un abisso.
Lei, afflitta e indispettita al tempo stesso, soffre perché lui non fa nulla per trattenerla. Nel suo "ridicolo" incedere, con quel vestitino un po' così e quella valigia trascinata a fatica, emana, ad ogni movimento, un erotismo selvaggio del quale pare inconsapevole. Quanto a lui, sa che NESSUNO può aiutarlo, figuriamoci una donnina che non sa cucinare e non sa fare sesso.
Quindi NON chiederle aiuto, NON confidarle nulla, è un piccola, e allo stesso tempo grandiosa, dimostrazione di forza. Il suo corpo debordante e sgradvole, in quella posa arrogante e paurosa, sembra opporsi al mondo intero e, specialmente, all'ordine soffocante di quell'appartamento (e infatti, di lì a poco, il caos prenderà il sopravvento, con gli oggetti scaraventati disordinatamente sul pavimento e le pietre rovesciate sul tavolino.).
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