By:
ADD
Posted:
20.08.2004 @ 13:22
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Bravo Maurizio e un vero abbraccio a “Enciclopedia”. Gli interventi qui svolti consentono, in nome della più elementare logica, di tirare ancora una volta le somme a favore dei nostri vecchi doppiaggi. E rincaro la dose, ribadendo tutto ciò che proprio sembra non voler essere compreso dai sostenitori di quella “versione originale” che, come “Enciclopedia” dimostra, TALVOLTA NEANCHE ESISTE, quando il cast è internazionale! Anche questa è la magìa del cinema: dover costruire di volta in volta l’impossibile, riuscendoci puntualmente.
Il tema su cui incentrarsi, ricordiamolo, è L’IMPORTANZA DEL VECCHIO DOPPIAGGIO, E LA NECESSITA’ DI NON PERDERLO per le operazioni illecite fatte da taluni estranei al mondo del cinema, per scopi che nulla hanno di nobile.
Ricordiamoci che non solo non c’è senso, nel far ripetere da voci odierne le frasi già dette così meglio da altri, ma, quando questo avviene, vi è anche qualcos’altro, e cioè l’azzeramento del sonoro che contiene gli altri riferimenti del film: la musica e gli effetti d’autore.
“LA’ DOVE SCENDE IL FIUME” ha una ben precisa sceneggiatura musicale originale, divisa per sequenze, contenente i temi dei personaggi, paesaggi, inseguimenti, duelli e quant’altro, concepiti e discussi col regista Anthony Mann dall’autore Hans J.Salter, uno dei più prolifici costruttori di atmosfere e temi western.
Inoltre esiste tutta una grammatica di “suoni western” che nessun sonorizzatore da retrobottega oggi potrebbe ricostruire, perché richiederebbe uno studio dell’opera, un interesse, una ispirazione che solo l’autore ha potuto avere e dare sulla colonna internazionale, lì ove un fruscìo o un tintinnìo hanno un significato preciso. L’Oscar® non viene dato solo per la musica, ma anche per il sonoro.
IL RIDOPPIAGGIO E’ FATTO QUASI SEMPRE SENZA LE COLONNE INTERNAZIONALI, e produce in quei film quel particolare senso di silenziamento, spaesamento, azzeramento della vita che tutti sappiamo.
Dico di più: è proprio grazie alle vecchie colonne internazionali delle edizioni doppiate italiane che è possibile ascoltare le musiche di certi grandi autori, missate nell’originale bassissime e ai limiti dell’udibilità, e invece da noi alzate di oltre un piano sonoro, quindi divenute molto più udibili, come nel “Quo Vadis”.
Taluni esperti musicali, dediti alla ricostruzione delle partiture musicali del cinema scomparse, lavorano sulle copie dei film per ascoltare e trascrivere le note, e proprio grazie a talune copie italiane, più udibili delle originali, sono riusciti meglio nel lavoro.
Ci rendiamo conto di quante cose comporta, per la cultura e la conoscenza, e quali riflessi possa avere, l’insana decisione di annullare dai vecchi film il nostro sonoro d’epoca?
Ci rendiamo conto che la negazione del vecchio doppiato italiano, per qualsiasi ragione attuata, rappresenta una violenza culturale inammissibile, perché comporta CON CERTEZZA una perdita di conoscenza e di valori, senza avere altre certezze positive?
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