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Home > Cafè > Salò o le 120 giornate di Sodoma > Naviga nei messaggi Sabato, 27 Apr 2024 04:57

Salò o le 120 giornate di Sodoma

Tutti i messaggi su Salò o le 120 giornate di Sodoma...


Re: Re: Coooosa?
Argomento: Salò o le 120 giornate di Sodoma

By: hyperdoll

Posted: 14.03.2005 @ 16:23
Magnifico!!!
quando ce vo ce vo...

e CheGiovecenescampieliberi... da ulteriori simili "lezioni"

Sora Lella
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Re: Coooosa?
Argomento: Salò o le 120 giornate di Sodoma

By: Giov

Posted: 01.03.2005 @ 02:33
La ringraziamo tutti o esimio professore per avere elargito in questo antro infernale le sue eleganti ed educatissime illuminazioni su "Salò" e la sua NECESSARIETA' nella formazione di ogni individuo.

La Sua dotta disquisizione ci umilia.

Non fossi così ignorante come sono Le ricorderei che anche "I racconti di Canterbury" sono stati giudicati un'opera sbagliata di Pasolini, e non da umili 'cafoni' come noi che scriviamo a DVDWeb, ma dai critici stessi.
Io, essendo un analfabeta della massa, non credo ai critici... ma penso che se certe cose le dicono anche loro, può darsi che pure Pier Paolo (come lo chiama Lei che ne è stato sicuramente amico) sia attaccabile come chiunque altro.

Amo molto "Mamma Roma" ma trovo che "Salò" sia una porcheria compiaciuta e falsamente ideologica.

Chegiovemifulmini!

Nell'ingenuità della mia mente di semplice, credo che i rumorosissimi peti de "I racconti di Canterbury" non fossero più profumati (nè più contestualizzati artisticamente) di quelli del Pierino di Alvaro Vitali (NUMI, CHE ACCOSTAMENTI!).
Sarà sicuramente perchè non ho mai letto La critica della ragion pura di Kant sulla spiaggia come Lei, esimio professore.

Chegiovemifulmini, in che mani è il mondo di oggi! Sarà forse la classica presunzione dell'ignorante, a farmi parlare??

E inoltre vorrei dirle, esimio professore, che se la meditazione e la conseguente analisi può maggiormente originarsi da temi dialettici della psiche, tutto l'insieme delle estrazioni sentimentali Le fa fede.

Cordialmente,
Compare Burino da Velletri.
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Coooosa?
Argomento: Salò o le 120 giornate di Sodoma

By: Chegiovevifulmini

Posted: 25.02.2005 @ 00:26
Ho letto i vecchi interventi su questo film in banca dati, e mi sono fatto delle grasse risate per la cialtroneria che emerge da alcuni di essi: gente che lamenta come Salò sia “recitato e girato male”, come “gli attori non professionisti (che non è il caso, perché da quel che mi risulta nel film di Pasolini non ci sono attori non professionisti) vadano bene per certi film comici, non per quelli drammatici” (notoriamente, il neorealismo italiano è stato un movimento di goliardi...); ma non solo: “ le scene violente sono gratuite, e da sole non bastano a reggere il film” (chissà perché una “scena violenta” deve essere gratuita, mentre una non violenta no; soprattutto, perché dovrebbero essere le uniche in grado di “reggere” il film. Fra l’altro, è una curiosa contraddizione in termini...), “Salò è solo un offesa allo spettatore” (bigotto e ignorante, aggiungo io), e non stupisce che abbia un pubblico, poiché “certi critici chiamano arte la merda (e, per dio, non “popò”: cos’è, siamo all’asilo nido?) d’artista” di Manzoni, paragonandola (udite udite!) alla pittura di Bosch (sarei proprio curioso di sapere quale critico potrebbe uscirsene con una sciocchezza del genere! Queste sparate da taverna dimostrano solo l’incompetenza della gente nei confronti dell’arte contemporanea: che senso ha un paragone così gratuito tra un pittore rinascimentale ed un concettualista del Novecento? Sulla stessa linea: I Beatles fanno cacare perché non assomigliano a Mozart!!!). Il culmine arriva però con le osservazioni sulle “120 giornate di Sodoma” del marchese de Sade: “non è il massimo” (sic!!!!), “è solo un elenco di depravazioni”, (!!!!)...

Non pretendo da chi interviene in simili siti una cultura da eruditissimo uomo di lettere (non lo sono neanch’io), ma è sconfortante vedere che chiunque abbia due dita per digitare su una tastiera, si senta in diritto di sparare a zero su autori che meriterebbero ben altra considerazione.

Sade è stato una delle più importanti e scomode figure intellettuali della modernità, l’unico libertino del Settecento ad aver compreso, in piena età illuminista, tutti i limiti di tale movimento culturale: lasciato in balia della propria ragione, privo di riferimenti “dogmatici”, l’uomo può edificare il suo pensiero su qualsiasi cosa, anche su ciò che all’epoca di Sade (come, in buona parte, ancora oggi nella nostra) veniva qualificato come “immorale”. Molto prima di Nietzsche e delle scienze umane, Sade scopriva il nichilismo e il relativismo etico. E, per la cronaca, “le 120 giornate di Sodoma” oltre a non essere un elenco gratuito di depravazioni (che non si capirebbe perché allora sia tenuta tutt’oggi in così gran conto) è probabilmente il suo (incompiuto) capolavoro, comprensibile solo se la si accosta alle principali opere del suo tempo, prima fra tutte l’“Enciclopedia” di Diderot e d’Alembert.

Sade è così centrale che, mentre oggi la filosofia di un Rousseau o di un Voltaire (non discuto le qualità letterarie di quest’ultimo, che sono discorso a sé), due tra i maggiori protagonisti dell’Illuminismo, sono largamente superate (chi è oggi così illuso da poter credere nel lume della ragione?), la sua visione resta drammaticamente attuale (provate a confrontare i mondi concetrazionari di Sade con la Germania hitleriana...). Soprattutto, sono stati i surrealisti, nel secolo scorso, a riportare l’attenzione sul “fenomeno” Sade, interesse che poi è sopravvissuto sino agli anni della contestazione, ovvero l’epoca di Pasolini...

Cosa ha fatto, quindi, di tanto grave Pier Paolo? Semplicemente, s’è confrontato con un’opera che aveva notevole influenza nel dibattito intellettuale del suo tempo, rileggendola a suo modo: Silling diventa Salò, i quattro amici sono rappresentanti delle alte sfere italiane durante il fascismo, il clima del romanzo viene reso attraverso una regia volutamente meccanica e fredda (come anche la recitazione), ma rigorosissima... Sade viene politicizzato, e il tutto viene condito con una complicità verso le vittime assente nello scrittore francese. Considerato tutto questo alla luce delle paure sessantottine (indipendentemente dal giudizio che ne possiamo avere), soprattutto quella secondo cui il movimento stava fallendo (leggi: anni di piombo), “Salò” mi sembra sì eccessivo, ma in qualche modo assolutamente necessario.

That’s all, folks... consiglio: se per voi il cinema è essenzialmente spettacolo e intrattenimento, che cazzo v’interessate a fare a Pasolini? Sarebbe come portarsi in spiaggia, in luogo del thrillerone del momento, la “Critica della ragion pura” di Kant... volgete la vostra attenzione altrove, è semplice, e non scassate. Oppure, abbiate l’intelligenza di informarvi meglio.
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