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posted: 31.07.2003 @ 17:45

Giù le mani dai vecchi doppiaggi!

Parla la direttrice del doppiaggio di C'era una volta in America 2003!

SpaM reporting...

 Ho incontrato in esclusiva la direttrice del doppiaggio di C’era una volta in America per capire quali siano stati i criteri adottati per questa operazione che ha suscitato tanti clamori e proteste, per scoprire che la prima a non amare i film ridoppiati è proprio lei…

 Fabrizia Castagnoli è una direttrice di doppiaggio molto stimata e apprezzata nell’ambiente che in passato ha curato molti film sia americani che europei. In questo momento sta doppiando la serie televisiva Taken prodotta dalla Dreamworks di Steven Spielberg, l’anno scorso ha curato il doppiaggio di The Salton Sea con Val Kilmer e quello di film francesi come Un affare di gusto e la serie di pellicole dirette da Reneé Guedigujan come La ville est tranquille.

 “Prima di tutto desidero puntualizzare una cosa importantissima” – esordisce la Castagnoli, assai interessata alle polemiche di questi giorni – “Sono assolutamente contraria al fatto che la Warner o chi per essa prenda dei film come ‘C’era una volta in America’ e li ridoppi per l’edizione in DVD. Io non posso che essere d’accordo con chi protesta. Queste polemiche sono giuste e sacrosante: i film non vanno ridoppiati.”

 Come è stata contattata per dirigere il nuovo doppiaggio di C’era una volta in America?

 La Dubbing Brothers, una società con cui lavoro spesso, mi ha contattato per fare questo ridoppiaggio.

 Lei – quindi – non sa se sia stata la Warner Italia oppure quella americana a gestire il doppiaggio del film e il DVD?

 Non posso essere precisa su questo punto, perché non lo so per certo. So che la Warner americana è abbastanza indipendente, ma non credo a tal punto da non avere mai sentito la loro filiale italiana in proposito.

 Qual è stato il suo approccio al nuovo doppiaggio del film?

 Sono stata rigorosissima e anche rompipalle. Ho doppiato questo film con tutti i crismi della serietà.

 Però ci avete messo solo venti turni rispetto ai cento dell’originale…

 Se c’è il regista in sala, quando si doppia un film – dal peggiore al migliore – ci si mette molto a completarlo, perché il regista ha i suoi dubbi, le sue istanze, i suoi ripensamenti.

 Che tipo di doppiaggio ha sviluppato per C’era una volta in America?

 Una fotocopia del doppiaggio italiano voluto da Leone. La versione originale del film è stata pensata in un modo, la versione doppiata in un altro. E’ completamente diversa. Non sta a me capire, perché Leone abbia scelto voci tanto diverse rispetto a quelle originali, a me, però, si imponeva una scelta. Chi dovevo seguire? L’originale o l’italiano? Ho quindi scelto di seguire lo stesso tipo di lavoro portato avanti da Leone seguendo pedissequamente l’edizione italiana. Per quanto possibile, abbiamo scelto delle voci simili a quelle utilizzata da Leone per la versione italiana. Non abbiamo mai seguito l’originale in inglese, ma ci attenevamo allo stile dei vari Amendola, Savagnone, Fantoni, Barbetti e di tutti gli altri.

 Lei ha sentito la colonna audio originale: era così rovinata da non potere essere utilizzata?

 Questa è la motivazione ufficiale. Ma non lo è solo di questo doppiaggio, ma anche del ridoppiaggio di film come La febbre del sabato sera e di tanti altri: da Greenaway ai Fratelli Coen. E’ un fenomeno che deve essere un po’ messo sotto controllo. Ogni film andrebbe lasciato al doppiaggio della sue epoca, perché il doppiaggio va di pari passo all’epoca del film. Rinnovare il doppiaggio di un film è sempre rischioso. Se non sei filologico o pedissequo, rischi di rovinare qualcosa. E’ più facile operare scelte del genere per titoli che – magari – non coinvolgono dei mostri sacri. Però, bisogna ricordare che i doppiatori del passato, sebbene non avessero spesso voci molto aderenti all’originale, avevano, forse, più estro e fantasia rispetto a quanto accade oggi.

 Cosa vuole dire? Che lei era la prima ad essere affezionata al doppiaggio di Amendola & Co?

 Assolutamente sì. E’ chiaro che non si può pretendere da degli attori che stiano a casa in un momento di crisi. Se non l’avessi doppiato io l’avrebbe fatto qualcun altro e – probabilmente – non con la mia cura. Difendo strenuamente il risultato che abbiamo ottenuto, tutti abbiamo lavorato con un’enorme riverenza di quello che era stato fatto dai nostri colleghi anni fa. So che C’era una volta in America ha già avuto molti padri e io sono l’ultima madre che ha avuto, ma è un film cui sono sempre stata affezionata. Difendo il film, l’edizione italiana dell’epoca e il mio doppiaggio.

 In cosa si è concretizzata questa attenzione? Ci spieghi qualche dettaglio?

 Sulla scena dei contrabbandieri c’è un dialogo in napoletano fuori campo che so essere stato fortemente voluto da Sergio Leone. Infatti, nella versione originale, manca totalmente. Noi l’abbiamo rifatto uguale usando – con le lacrime agli occhi - Antonio Angrisano figlio di quell’attore doppiatore Franco Angrisano che aveva doppiato la versione originale con Leone e che partecipava anche come attore al film.

 Il suo approccio filologico quanto ha tenuto conto del fattore emotivo legato a voci come quella di Amendola?

 Tutti eravamo attentissimi a seguire la strada di quello che – noi stessi – sapevano non poteva essere riprodotto.

 Lei ha sentito su di sé il peso dell’ombra di Sergio Leone?

 Assolutamente sì. Con la versione originale in un modo e con quella doppiata in un altro, qualsiasi cosa fai sbagli. Così ho preferito essere fedele alle scelte di Sergio Leone.

 Ha mai lavorato con Ferruccio Amendola?

 No, l’ho conosciuto, ma non ci ho mai lavorato. Ma non è necessario lavorare con una persona per apprezzarla. Anche con Sergio Fantoni è stata la stessa cosa. Ci ho lavorato a teatro e mai in doppiaggio.

 Come considera il doppiaggio di Amendola e Fantoni?

 Un lavoro straordinario. Stimo enormemente questi professionisti.

 Lei avrebbe incluso il doppiaggio originale nel DVD?

 Sì, ma queste scelte esulano del tutto dalle mie competenze e dalle mie possibilità. Anche io sarei curiosa di capire il perché vengono operate tali decisioni. Penso anche che se fosse stato possibile farlo sentire, allora sarebbe stato anche inutile ridoppiarlo tenendosi così solo la traccia mono.

 Una traccia mono, pare, però, non essere ‘gradita’ dal pubblico…

 Ma quando c’è un regista in sala a seguire il doppiaggio bisogna rispettare le sue scelte!

 Lei come guarda i film?

 Facendo questo lavoro, il più possibile in originale, perché rappresenta un modo per staccare la spina. Altrimenti seguo la versione italiana e mi sembra di continuare ad essere in sala. Diciamo che non appartengo a quella schiera di direttori di doppiaggio che dicono di “avere migliorato il film”.

 O come disse la doppiatrice di Rita Hayworth: “quella ragazza senza di me non ce l’avrebbe mai fatta…”

 Noi, per scherzare, diciamo che alcuni attori sono “la faccia americana di…”. In realtà siamo – per la maggior parte - persone che faticano e che lavorano moltissimo sforzandosi al massimo.

 C’è qualche critica al doppiaggio di C’era una volta…che le è dispiaciuta?

 Qualcuno ha definito il nuovo doppiaggio “da soap opera”. Questo mi ha fatto male ed è ingiusto, perché noi abbiamo fatto un ottimo lavoro e io difendo tutte le mie scelte. Gli attori che abbiamo utilizzato: De Sando, Luca Ward, Emanuela Rossi, Pasquale Anselmo sono tra i migliori professionisti del settore tanto è vero che prestano le voci a De Niro, Russel Crowe, Hugh Grant, Michelle Pfeiffer. Joe Pesci…

 Perché alcuni film, anche importanti, sono doppiati male?

 Per incuria, ma anche per un po’ di faciloneria. I tempi di lavoro sono talmente serrati che molti committenti pretendono un lavoro enorme in pochissimo tempo. Questo, spesso, a scapito della qualità se non ci sono persone come me che lanciano degli altolà e che non accettano di fare un lavoro scadente. Io ho un grande rispetto del pubblico e cerco di lavorare sempre al meglio. Soprattutto per quello che riguarda le serie televisive è difficile avere una cura del doppiaggio, perché non ti vengono dati i tempi sufficienti.

 Come ci si può opporre?

 Impuntandosi e diventando un po’ cattivi…

 A rischio di non lavorare più…

 O di lavorare di meno. Io per mia scelta ho deciso di doppiare solo film per il cinema. La televisione è complicatissima. Quando ti trovi a lavorare con adattatori diversi che non comunicano tra loro c’è da impazzire. Sembra di essere in catene di montaggio stritolanti.




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