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posted: 13.09.2003 @ 19:18

Niente DVD! Siamo Italiani...

L'approccio americano al DVD e quello... pane e salame!

SpaM reporting...

 ''Anonimo Veneziano'': questo è - parafrasando un celebre film - lo status del DVD alla sessantesima edizione del Festival del Lido.
 Nonostante il neonato Progetto DVD - un'associazione di professionisti del settore che mira allo sviluppo della cultura cinematografica nel nostro paese e dell'utilizzo del DVD al pieno delle sue potenzialità - insieme alla Biennale di Venezia abbia portato per la prima volta il DVD ad un Festival del Cinema, la strada da fare è ancora molto lunga.

 Produttori di film illustri come Buongiorno Notte e Il Miracolo non appena accenni alla parola 'DVD' ti guardano con occhi sgranati come se avessi bestemmiato. Questo - si tenga presente - quando in tutto il mondo contestualmente al contratto per il film si firma quello per l'home entertainment, peraltro più redditizio. Eppure a tutt'oggi di alcuni dei titoli più blasonati della Mostra del cinema non si conosce ancora il destino in DVD.

 Che ne sarà dei 92 film di Peter Greenaway pensati appositamente per il DVD? L'Istituto Luce è pronto a pubblicare un cofanettone del genere? Chi distribuirà i titoli italiani? A parte Segreti di stato e Liberi della Fandango di Domenico Procacci gli altri sono abbandonati al limbo dell'incertezza.
 Sergio Pelone, produttore insieme a Marco Bellocchio di Buongiorno Notte, ha avuto quasi un moto di stizza alla mia domanda…

 Cose che succedono solo a Venezia dove al Convegno sul DVD, a fronte di una platea di centocinquanta operatori del settore che hanno dibattuto il tema ''Il diritto del DVD tra la conservazione della memoria e la visione del futuro'', non c'era un solo produttore italiano, né tanto meno un esponente di Rai Cinema o 01 Distribution.
 Ovviamente, i rappresentanti delle Major c'erano tutti. Ma proprio tutti: Columbia, Miramax, Fox, Warner e Medusa erano tutti là. Poi ci lamentiamo che in Italia il mercato DVD ha qualche difficoltà…

 Fortunatamente si riescono ad avere anche molte soddisfazioni dagli artisti stranieri.

 George Clooney mi ha raccontato di essere un collezionista di classici in DVD che non vede l'ora che tutto Lubitsch e tutto Billy Wilder (inclusi i film tedeschi degli anni Trenta) vengano finalmente pubblicati in digitale.

 Scarlett Johansson, vincitrice del premio per la migliore interpretazione femminile per Lost in translation, ha spiegato come sua madre sia una collezionista di DVD che le regala sempre grandi classici da vedere e rivedere (''un aiuto formidabile per il mio lavoro'').

 I produttori de Il genio della truffa hanno spiegato come Ridley Scott abbia preteso che un giovane regista documentasse tutta la lavorazione del film dal primo giorno, realizzando un documentario lunghissimo per il DVD che il regista in persona sta montando.

 E' vero, odiamo dire alla Sordi ''Ammazza, 'sti americani so forti''. Eppure è proprio così. Ogni esponente dell'industria cinematografica USA appena gli parli di DVD si eccita e ti racconta quanto lo ama o quanto ci lavora. Meno male che in Italia c'è un distributore illuminato, Giovanni Tamberi di Metacinema, che ha documentato tutto il passaggio veneziano di The Last Life in the Universe per realizzare insieme a Columbia una sorta di Venice Edition del film che è valso il premio per la migliore interpretazione maschile di Asano Tadanobu superstar giapponese, presente anche in Zatoichi di Takeshi Kitano.

 Insomma, che dire quando vedi balenare un lampo di piacere negli occhi di Catherine Zeta Jones mentre parla del suo impianto DVD e del lavoro per il disco di Chicago, mentre esponenti dell'industria italiana mantengono una vitrea espressione beota?

 Jonathan Demme, indimenticabile regista di Philadelphia e de Il silenzio degli innocenti spiega come ha pensato di realizzare un grande DVD del suo piccolo documentario presentato a Venezia The Agronomist, i produttori del monumentale The Blues curato da Martin Scorsese ti raccontano di quanto extra footage stanno cercando di fare entrare nei DVD dei sei film, e da noi ti rispondono: ''Non sappiamo… vedremo… cercheremo di gestire al meglio i diritti.''

 Ecco perché poi accadono certe cose come il doppiaggio di C'era una volta in America. Menefreghismo e mancanza di passione, nonché di lungimiranza di business.




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