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Intervista col Vampiro: Cronache di Vampiri

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Vampiro a chi?
Argomento: Intervista col Vampiro: Cronache di Vampiri

By: Ludwig

Posted: 10.02.2005 @ 16:17
Più che esseri immortali, sembrano piuttosto dandy vittoriani i vampiri usciti dalla penna e dalla fantasia di Anne Rice e fatti vivere, se così si può dire, sullo schermo da Neil "moglie del soldato" Jordan. Annoiati e sessualmente ambigui, decadenti e diafani, si dibattono tra una dannazione eterna legata imprescindibilmente alla loro natura, ed una terrena, dovuta alla sopravvivenza, alla fame (o sete?) di sangue ed alla ricerca spasmodica dello stesso. IL che, se per il "divertito" Lestat, è un privilegio da classe superiore, un esercizio di stile, più un piacere che un dovere, per il tormentato ed inesperto Louis, è all'opposto, un supplizio quotidiano ed insopportabile, che lo costringe a saccheggiare persino i pollai, piuttosto che uccidere come la sua "nuova" natura richiederebbe. Ed è proprio in questa dicotomia che risiede l'incomunicabilità dei personaggi, nella mancanza del "killer-instinct" (come direbbe Lestat) da parte dell'ancora "troppo" umano Louis, cosa che lo rende debole e fragile agli occhi della "comunità vampirica", come il "maestro" Armand (un Banderas magnetico) non esita a rammentargli, ammonendolo dal pericolo a cui lui e la sua "bambina-amante" Claudia (una giovanissima Kirsten Dunst) vanno incontro, nelle reiterate conversazioni-seduzioni davanti al fuoco del caminetto nei sotterranei parigini del "Teatro dei Vampiri". In definitiva, un film "anomalo" nel vasto panorama dei film di vampiri, assolutamente da vedere, non foss'altro per l'inedita chiave di lettura "giornalistica" e per la cura scenica profusa a piene mani dal gusto "noir" dello scenografo italiano Dante Ferretti, oltre che per la soffusa ed orientaleggiante fotografia di Philippe Rousselot, che per l'occasione ha illuminato il porto di New Orleans con lanterne cinesi.
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