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posted: 05.12.2016 @ 14:29

Quattro chiacchiere con... Opium Visions!

Faccia a faccia con la nuova collana di Penny Video

Davide Z reporting...

 In un mercato dell'home cinema sempre più ristretto e sonnacchioso, dove si investe principalmente sui titoli di grosso richiamo, ci piace continuare a far luce sulle realtà che recuperano titoli particolari e investono sulla nicchia!

Quattro chiacchiere con... Opium Visions!


 Una di queste è sicuramente la Penny Video, etichetta nata nel 2014 e che costituisce un caso abbastanza particolare nel mercato: è sufficiente dare un'occhiata al suo sito ufficiale per accorgersi che non si limita soltanto a distribuire film poco visti in DVD, ma accompagna questa attività a una serie di iniziative parallele.

 Abbiamo così collaborazioni con festival cinematografici, un servizio di cineteca (!) e un blog critico creato dall'ottimo Adriano Aprà: tutte scelte che ci danno l'impressione di una realtà a 360° dove commercio e cinefilia si intrecciano fittamente.

 Il settore video vero e proprio è formato da due collane: la prima, Penny Archive, nonostante la curiosità del catalogo è formata da titoli in edizione economica, privi dell'audio originale, che quindi si vanno a confondere con le proposte di altre piccole realtà.



 Dove è avvenuto il salto di qualità è invece con la collana Opium Visions, che dallo scorso Aprile sta proponendo titoli davvero curiosi, rarissimi e a tratti addirittura sconosciuti da quel formidabile e inesauribile serbatoio che sono gli anni Settanta: horror, erotici, drammatici, action... tutto sul filo sottile che separa autorialità e exploitation, con un indice di curiosità altissimo e edizioni curate.



 Le proposte al momento sono tre: Maliziosamente, Donald Neilson – La jena di Londra e Heartbreak Motel (per la cronaca il mio preferito), mentre a giorni uscirà il nuovo A bruciapelo!

 Dovevamo saperne di più e per questo ci siamo rivolti a Simone Starace, storico e critico del cinema, co-fondatore del marchio e in prima linea per la cura dei titoli Opium. Ne è venuta fuori una chiacchierata sulle attività Penny, che prosegue poi sui titoli Opium e finisce con cosa significa investire nell'home cinema in un mercato come quello italiano.

Sommario...
  . Introduzione
  . Parte 1: Una nuova speranza
  . Parte 2: I Settanta colpiscono ancora
  . Parte 3: Il ritorno dell'Home Cinema
 


 Si comincia con...


Parte 1: Una nuova speranza

Ciao Simone e benvenuto su DVDWeb. Inizierei questa chiacchierata partendo dal personale: leggendo le tue note biografiche si nota una cinefilia curiosa, orientata alla riscoperta di rarità e di autori poco esplorati. Parlaci di questo aspetto e di come ha influenzato in concreto il tuo percorso professionale.

 Ho iniziato a interessarmi di cinema durante gli anni del liceo, partendo dal gotico Universal per arrivare poi al cinema d'autore, ma senza mai abbandonare la serie B e i registi più eccentrici. Successivamente ho studiato a Tor Vergata, dove ho avuto la fortuna di trovare professori molto appassionati e molto poco accademici, che mi hanno incoraggiato in queste mie esplorazioni. Quando andai a chiedere la tesi ad Adriano Aprà, lui mi propose di occuparmi di Vittorio Cottafavi, il re del peplum all'italiana, e mi assicurò "ti divertirai". Da allora, come critico, mi sono sempre dedicato allo studio di film e autori da riscoprire.

Come avviene poi il passaggio alla creazione di Penny Video?

 A 21 anni ho provato a fare un po' di cinema, partecipando alla produzione di un piccolo horror, Il bosco fuori (2006), che ha avuto una certa eco anche internazionale. Da lì è iniziato un percorso parallelo, che mi ha portato a interessarmi di produzione e distribuzione. Ho lavorato in particolare per la RHV, che è stata la palestra dove ho imparato come si realizza concretamente un DVD. A un certo punto mi sono sentito pronto e ho avviato un'attività in proprio.


 
Consultando il sito si notano alcuni aspetti interessanti e fuori dagli schemi, ad esempio la presenza di un blog critico, curato da Adriano Aprà, presentato come primo tassello di un progetto sulla storia della "nuova critica" in Italia. Ti va di approfondire questo concetto e il rapporto tra cinefilia e critica?

 All'inizio degli anni '60, Adriano Aprà è stato il primo critico a importare in Italia quella "politica degli autori" che animava la cinefilia francese degli anni '50, difendendo registi come Hitchcock e Hawks, che all'epoca venivano considerati poco più che abili mestieranti. La sua è stata dunque una voce fondamentale per la nascita di quella "nuova critica" che ha poi riscoperto il cinema popolare, senza complessi ma anche senza snobismi. Oggi forse siamo arrivati all'eccesso, nel senso che c'è chi preferisce Polselli a Rossellini, ma proprio per questo mi sembrava interessante ripubblicare i testi cardini che hanno informato la cinefilia italiana degli anni '70. L'idea del blog nasce da qui, e Adriano l'ha subito accolta con entusiasmo.
 
Altra cosa che spicca è la presenza di un vero e proprio servizio di cineteca per la circuitazione dei film: si torna quindi al discorso di prima della ricerca "sul campo", dichiarato poi dall'intento di proporre un modello di distribuzione alternativa, più vicino alle esigenze dello spettatore moderno. Nel concreto come avete lavorato per arrivare a questo?

 La Penny Video nelle intenzioni vorrebbe diventare un punto di riferimento per i tanti "compagni di strada" che in Italia (e non solo) si occupano di far circolare un cinema "non allineato". Siamo disponibili per qualsiasi forma di collaborazione, la nostra casella mail è aperta a tutti: film-maker, festival, studiosi e semplici appassionati. L'home video finora è stato il fulcro della nostra attività, anche perché è un settore che richiede investimenti non esagerati e permette un certo controllo sul prodotto finito, ma in prospettiva ci interessa sperimentare anche la distribuzione in sala e online, approfittando appunto dei nuovi canali digitali che si stanno creando negli ultimi anni. Ci sono diversi progetti in ballo per il 2017, ma per scaramanzia è meglio non anticipare troppo.
 
Fra le realtà con cui collaborate c'è il festival I Mille Occhi di Trieste, curato da Sergio Mattiassich Germani, figura storica della cinefilia. La "mission" del festival è effettivamente l'abbattimento di generi e filoni per una cinefilia a 360°. Come è nata questa collaborazione?

 Il festival sta conducendo da anni un lavoro di ricerca davvero unico sul cinema italiano sommerso, anche se non sempre purtroppo siamo stati premiati dall'attenzione del pubblico e della stampa. Io ho iniziato a collaborare nell'ormai lontano 2008, e da allora ho curato tutti i cataloghi del festival, in cui ogni anno riversiamo riflessioni critiche ma anche materiali d'archivio mai visti (QUI un assaggio). Negli ultimi anni, Sergio mi ha inoltre concesso carta bianca per due retrospettive "a sorpresa", in cui abbiamo proiettato alcuni film invisibili provenienti dalla mia collezione di pellicole 16mm e 35mm. Credo che la proiezione di mezzanotte in Technicolor di L'amante di Paride di Edgar G. Ulmer resterà uno dei momenti più deliranti nella storia del festival.
 

Parte 2: I Settanta colpiscono ancora
 
Veniamo quindi all'home cinema e al lavoro con Opium Visions. Intanto ti chiederei di spiegare ai nostri lettori il suo scopo e la differenza con l'altra collana Penny Archive (sia dal versante "filosofico" che tecnico).

 La collana Penny Archive è nata grazie alla generosità di un gruppo di collezionisti di DVD, che con una raccolta fondi ha finanziato la prima uscita. Il modello sono state le collane "archive" sempre più popolari in America e in Francia, che offrono film rarissimi in edizioni economiche. Nel nostro caso, siamo partiti attingendo ai 16mm della mia collezione, creando ex novo dei master digitali che ci hanno permesso di recuperare film e doppiaggi degli anni '40 e '50.
La collana Opium Visions segna un passo avanti e nasce invece dall'incontro con un altro appassionato, Matteo Biacca, mosso anche lui dal desiderio di valorizzare un certo tipo di cinema trascurato dalla distribuzione italiana. L'idea è quella di riscoprire film "estremi" in cui la matrice exploitation dialoga con una visione più autoriale, proponendo ogni titolo nella migliore edizione possibile, con master restaurato, versione originale sottotitolata e doppiaggio d'epoca, più eventuali extra. Non c'è dubbio che la Opium sia il nostro fiore all'occhiello, e anche in termini banalmente finanziari ci stiamo investendo molte risorse.


 
La scelta dei titoli come sta avvenendo e quali difficoltà state incontrando nella reperibilità di titoli circolati così poco?

 Ogni giorno qualche appassionato ci scrive perché vorrebbe veder pubblicato un film che gli sta particolarmente a cuore. Come puoi immaginare, non riusciamo ad accontentare tutti, perché questo lavoro vive essenzialmente di compromessi. Pur avendo le idee molto chiare sui titoli che vorremmo portare in DVD, per ogni uscita dobbiamo poi confrontarci con tutta una serie di variabili pratiche. Intanto va rintracciato l'avente diritto, con cui bisogna poi intavolare una trattativa, e nel frattempo deve partire una verifica sui materiali, sia video che audio, in particolare per quanto riguarda le colonne italiane. Il tutto sempre cercando di far quadrare i conti sotto il profilo economico, valutando realisticamente il potenziale commerciale di ciascun film. Non è un lavoro facile, nel senso che richiede pazienza, entusiasmo e soprattutto una buona dose di elasticità mentale. Aggiungo che purtroppo il mercato italiano è infestato da alcuni editori che non rispettano nemmeno le più basilari norme sul diritto d'autore, pubblicando abusivamente dozzine di film di tutti i generi, spesso in edizioni men che mediocri. Questo inevitabilmente ci costringe a rinunciare a molti titoli potenzialmente interessanti che sono già stati "bruciati" da questi delinquenti. Nonostante tutto, credo comunque che la Opium Visions sia riuscita a delineare una propria identità editoriale molto coerente e molto precisa, in cui si riflette il nostro lavoro di curatori. Non solo stiamo riportando alla luce horror e thriller che non si vedevano da decenni, ma stiamo creando una collana in cui ogni film dialoga idealmente con il precedente e in qualche modo lo arricchisce.
 
Nello specifico, ci vuoi fare una rapida carrellata dei film sinora usciti spiegandoci perché li avete scelti?

 Maliziosamente (1969) e Donald Neilson, la iena di Londra (1977) si possono considerare due uscite complementari, perfette per chiarire la nostra linea editoriale. Da un lato c'è un erotismo d'autore, figlio del '68 e delle sue utopie rivoluzionarie, dall'altro lato invece troviamo le (vere) gesta criminali di un killer che alla fine è soprattutto un povero reietto, una specie di Travis Bickle in lotta contro un mondo che non ha più futuro. Dai coloratissimi swinging Sixties ci troviamo catapultati nell'Inghilterra punk degli anni '70, filmata in tutto il suo grigiore. Diciamo che la nostra collana, coniugando questi due estremi, si ripromette idealmente di esplorare quella grande utopia degli anni '60 e '70 che voleva reinventare il cinema nella speranza di cambiare il mondo, riuscendoci purtroppo solo in parte. Le due uscite successive, Heartbreak Motel (1975) e A bruciapelo (1963), si concentrano sull'exploitation americano degli stessi anni, con due opere che proseguono il dialogo fra pratiche alte e basse. A bruciapelo vanta addirittura la fotografia magistrale di un genio come Vilmos Zsigmond, qui alla sua opera prima ma già capace di trasformare un thriller low budget in un gioiello di suspense. Heartbreak Motel dal canto suo è un esperimento davvero unico, un viaggio nell'incubo capace di unire stilemi d'autore con un immaginario quasi pornografico, tracciando intanto una radiografia impietosa e politicamente scorretta della società americana. Insomma, che piacciano o meno, sono tutti film estremi davanti ai quali lo spettatore non può restare indifferente, ma è chiamato a prendere una posizione critica.



 Donald Neilson – La jena di Londra è al momento il titolo più ricco della collana, con il master del BFI e l'intervista esclusiva realizzata da voi: come mai si è puntato in modo particolare su questo titolo e che difficoltà comporta la realizzazione di extra ad hoc?

 Per Maliziosamente avevamo cercato di acquisire un documentario dalla Cinémathèque royale de Belgique, ma all'ultimo momento per problemi di diritti non ce l'hanno potuto concedere. Per Donald Neilson, conoscendo un po' i retroscena del film, ci sembrava assurdo che il BFI non avesse realizzato un'intervista video con il regista Ian Merrick, che per inciso è una persona disponibilissima. Ovviamente girare a Los Angeles non è stata proprio una passeggiata... Non sono molti gli editori italiani disposti a ingaggiare una troupe americana per un'impresa del genere, ma noi con l'incoscienza tipica degli ultimi arrivati ci siamo lanciati e mi sembra che il risultato sia stato positivo, visto che Merrick si è rivelato un grande affabulatore.
 
Ci saranno comunque anche altri titoli che avranno un simile trattamento con extra specifici?

 Proprio in questi giorni stiamo organizzando le riprese per un extra che pubblicheremo l'anno prossimo, a corredo di un film italiano mai uscito in nessun formato home video. Sarà un'edizione realizzata in collaborazione con la Cineteca Nazionale, con annesso restauro digitale dei materiali originali. È un progetto su cui stiamo lavorando già da un anno e a cui teniamo molto.


 
Mi incuriosisce anche il lavoro che deve esserci dietro al reperimento delle colonne audio italiane, che immagino enorme in un mercato dove si è sempre trovato più comodo ridoppiare i film...

 Non sempre le colonne italiane sono state conservate con la dovuta cura, tanto che i problemi iniziano già con i film dei primi anni '80 (penso allo stesso Inferno di Argento), per i quali talvolta il doppiaggio va pazientemente ricostruito da materiali di seconda generazione. Non è raro, purtroppo, imbattersi in editori italiani che ricavano l'audio italiano da VHS pirata, ma noi almeno per il momento ci siamo imposti di lavorare a partire da materiali 35mm e 16mm d'epoca. È stato così possibile ricostruire doppiaggi rarissimi come quello di Maliziosamente (di cui circolava solo un frammento in formato super8) o quello di A bruciapelo (scomparso dagli schermi da quasi 40 anni). Da questo punto di vista, dobbiamo anche ringraziare gli ottimi tecnici dei vari laboratori che ci hanno seguito con una disponibilità che spesso ha sfiorato il sovrumano.
 

Parte 3: Il ritorno dell'Home Cinema
 
Che potere ha oggi la nicchia in un mercato dell'home cinema sempre più ristretto e che sembra reggersi sui soli blockbuster? È una garanzia di fedeltà su cui puntare o è un capriccio che i grossi numeri possono non gestire a dovere (mi vengono in mente anche alcune tue dichiarazioni che ho letto in rete sulla distribuzione che fatica a incasellare i titoli Opium in generi specifici)?

 Quando parliamo di nicchia è bene fare i numeri concreti: in Italia, per titoli come i nostri, il pubblico potenziale va calcolato in centinaia di acquirenti, non certo in migliaia. Proprio per questo è essenziale una pianificazione attenta dei costi, ma anche una filiera distributiva all'altezza delle situazione. Noi seguiamo tutta la realizzazione e la promozione dei prodotti, ma per un'etichetta come la nostra è impossibile tenere i rapporti con tutti i singoli negozianti della penisola. All'inizio di questa avventura, quando avevamo in mano soltanto il primo DVD, ho redatto quindi un piano editoriale e l'ho sottoposto a diverse società che si occupano di distribuire concretamente i film nei negozi. Il primo a risponderci è stato Terminal Video, che poi è la stessa società che distribuisce anche RHV e Dynit, quindi il miglior partner possibile per un'iniziativa come la nostra. Nonostante questo, i nostri prodotti faticano immensamente ad arrivare nelle grandi catene tipo Mediaworld. Probabilmente, è vero, il tipo di cinema "inclassificabile" che proponiamo può creare qualche dubbio nei negozianti, che non sempre sanno come presentarlo al loro pubblico. Devo dire, comunque, che mese dopo mese si sta consolidando uno "zoccolo" di collezionisti che ci segue con una certa fedeltà.


 
Puntare sulla nicchia presenta sicuramente un aspetto spesso sottovalutato dalle grandi realtà: è molto esigente in fatto di qualità e attenta a sottolineare ogni aspetto (video rimasterizzato, appunto doppiaggi d'epoca, integralità delle versioni). Quanto un simile aspetto influisce nel tuo lavoro?

 Sia io che Matteo siamo dei grandi appassionati, e di conseguenza siamo dei grandi rompiscatole che pretendono il meglio da ogni edizione. Qualche volta ci dobbiamo frenare l'uno con l'altro, altrimenti a forza di "migliorare" uno dei nostri DVD rischieremmo la bancarotta. D'altra parte lavorando dietro le quinte si impara presto a distinguere il possibile dall'impossibile, nel senso che prima di inseguire un'idea astratta di perfezione si devono fare i conti con i problemi concreti. Noi rinunciamo a prescindere a pubblicare tutti quei film che hanno master video insoddisfacenti, o al limite ci offriamo di partecipare al restauro. Facciamo molta autocritica, ma alla fine in molti casi si tratta di accettare qualche compromesso, specie quando si lavora su titoli "minori". È uscito qualche tempo fa un BD inglese di Incubo sulla città contaminata che contiene un video-saggio intitolato The Limits of Restoration: ecco, è una visione che consiglio a tutti i collezionisti per capire con quali difficoltà dobbiamo confrontarci tutti i giorni, sempre nel tentativo di portare a casa il miglior risultato possibile.
 
Al momento state puntando sulle sole uscite DVD, in futuro prevedete di passare anche ai Blu-Ray?

 Personalmente, pur comprando molti BD, credo che il pubblico italiano nel complesso non abbia bene afferrato il potenziale di questo formato. I dati di vendita purtroppo non sono molto confortanti, soprattutto quando parliamo di film del passato. Ricordo alcuni titoli pubblicati in BD dalla RHV per i quali circa l'85% degli acquirenti preferiva comunque prendere l'edizione in DVD. E persino un film come The Hateful Eight, dopo tutta la martellante campagna sul 70mm, vende incomparabilmente di più in SD che non in HD. Ci sono stati evidentemente degli errori a monte, le majors qui da noi non hanno investito abbastanza nel lancio del formato, e purtroppo oggi scontiamo le conseguenze di questa strategia. Detto questo, noi non escludiamo di riuscire più in là a realizzare dei prodotti in BD, ma in tal caso si tratterà con ogni probabilità di edizioni pensate per essere vendute anche all'estero, perché il solo mercato italiano non ci consentirebbe certo di recuperare le spese (altissime) collegate a questo formato.
 
Nell'ultimo A bruciapelo si nota il coinvolgimento di Michele De Angelis, che su DVDWeb conosciamo bene grazie ai trascorsi della Alan Young Pictures (NOTA: ai tempi lo abbiamo anche intervistato QUI): come è stato coinvolto e quale apporto ha fornito alla lavorazione?

 Michele De Angelis è stato uno dei pionieri dell'home video italiano, i restauri che ha realizzato dieci anni fa continuano ancora a circolare in mezzo mondo. Ma anche il suo recente lavoro su Zombi, al di là di tutte le polemiche, rimarrà secondo me una pietra miliare nell'evoluzione dei nuovi formati. Con Michele c'è un rapporto di amicizia, per cui è stato un piacere realizzare insieme un extra per il DVD di A bruciapelo, tanto più che lui è bravissimo a presentare i film. Adesso per il 2017 stiamo collaborando a un progetto molto ambizioso, che annunceremo presto.


 
Fra i vostri impegni futuri troviamo anche la produzione cinematografica e la distribuzione in sala. Dicci di più.

 Attualmente stiamo partecipando a una co-produzione internazionale, Black Circle. Si tratta di un horror paranormale, che gira intorno a un disco in vinile capace di trasformare le persone che lo ascoltano. Il progetto ci è stato offerto da Klubb Super8, una label svedese specializzata in cinema cult, con cui eravamo già in contatto. Il regista del film, Adrián García Bogliano, è un giovane emergente, molto apprezzato a livello internazionale ma quasi sconosciuto in Italia (dove finora sono usciti solo Here Comes the Devil e il suo episodio per The ABCs of Death). Pur essendo molto corteggiato dagli americani, Bogliano preferisce continuare a lavorare da indipendente, in piena libertà, cercando dei finanziatori internazionali disposti a credere nella sua visione. Abbiamo ricevuto da pochi giorni un premontaggio del film e stiamo già dialogando con possibili partner per un'uscita in sala, anche se comunque si parla dell'estate 2017. Se, come ci auguriamo, l'esperienza avrà successo, potrebbe diventare il prototipo per ulteriori operazioni simili, che aiutino altri cineasti a finanziare i propri lavori.
 
Infine, la domanda di rito: progetti per il futuro?

 Non posso dire troppo, ma ho già anticipato che stiamo lavorando su un film italiano "maledetto" degli anni '70, previsto per la seconda metà del 2017. Per quanto riguarda i prossimi mesi, ci sono invece due titoli americani su cui stiamo completando le ultime verifiche, ma che dovremmo annunciare nel giro di qualche settimana.
 
Grazie!




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